Terapie online

Usufruire del colloquio online è davvero semplice: bastano una connessione internet stabile e un’App tra Zoom, Skype, Meet o Whatsapp.

«Non ci sarà più una “zona rossa”, non ci saranno più “zona-uno e zona-due”, ma un’“Italia zona protetta”.

Saranno da evitare gli spostamenti salvo tre ragioni: comprovate questioni di lavoro, casi di necessità, motivi di salute»

Giuseppe Conte, 9 marzo 2020

È con queste parole che il premier in carica nel mese di marzo 2020, Giuseppe Conte, presentò agli italiani un decreto che, a partire da quella data, avrebbe segnato la storia della nostra nazione. E lo stesso stava accadendo intanto nel resto del mondo.
Dopo poche ore l’Italia sarebbe entrata in lockdown, una parola che di lì a poco sarebbe diventata parte del gergo quotidiano. Il termine indica un “confinamento / isolamento / chiusura / blocco” legato alla pandemia di Covid-19, che andava ad intaccare la natura profondamente sociale dell’essere umano.

Ricordo bene il trascorrere di quegli attimi, di quei silenzi, di quei groppi alla gola e di quell’angoscia che mi pervasero nel momento in cui mi resi conto che da quel momento in poi qualcosa sarebbe inevitabilmente cambiato.
La notte successiva ebbi molta difficoltà a dormire, a causa di preoccupazioni poco chiare e ancora poco pensabili per la mia mente.

Apprensioni e angosce che avrebbero attraversato i mesi successivi e che, al pari di qualsiasi catastrofe di proporzioni globali che la storia dell’uomo abbia conosciuto, fanno del Covid-19 un “soggetto” in grado di incidere pesantemente sulle vite dei singoli individui, come pure dei contesti di vita in cui essi si muovono. E come Orfeo non avrebbe potuto girarsi per guardare la sua Euridice, così noi da quella sera in poi, e per molto tempo, non avremmo più potuto toccarci o avvicinarci.

Di giorno in giorno ognuno si chiedeva come ripristinare barlumi, piccole componenti di vita quotidiana, considerati da sempre e fino a quel 9 marzo una normalità, ma che subivano l’intrusione di una pandemia. Vivevo così in me una curiosa risposta emotiva, che aveva la conseguenza non solo di spaventarmi, ma anche di stimolarmi, nella consapevolezza di vivere un momento storico ricco di incognite e, forse, di opportunità.

In un mondo in cui la precarietà rappresenta un elemento costante nella vita delle persone, il coraggio di intraprendere un percorso psicoterapeutico può essere frenato, tra le altre cose, dall’impossibilità di trovarsi sempre nella stessa città. A questa circostanza si è aggiunta la pandemia da Covid-19 che, se da una parte ha contribuito a parcellizzare la nostra presenza fisica e i contatti corporei tra le persone, dall’altra ha accresciuto la nostra dimestichezza con strumenti tecnologici che spesso hanno sostituito i contatti tradizionali a cui eravamo abituati.
Queste circostanze potrebbero essere lette come ostacoli insormontabili rispetto al bisogno di benessere psicologico di cui la società italiana e internazionale si rendono sempre più conto, oppure come opportunità peculiari del periodo storico che stiamo attraversando.
Per rispondere a esigenze di questo tipo nasce la possibilità di usare il web come ponte di contatto, strumento attraverso cui creare “connessione“, al fine di colmare le distanze fisiche e permettere l’incontro tra le persone.

In tal senso ho scelto come professionista di rinforzare l’utilizzo delle piattaforme online, senza rinunciare alle regole tipiche della consulenza psicologica e della psicoterapia che conduco nello studio in presenza.

Queste regole comprendono il rispetto della puntualità, il riservarsi uno spazio e un tempo necessari allo svolgimento dell’incontro, il pagamento della seduta.

Usufruire del colloquio psicologico e della psicoterapia online è davvero semplice: bastano una connessione internet stabile e un’App tra Zoom, Skype, Meet o Whatsapp già scaricate sul tuo cellulare o sul computer.
E soprattutto una stanza in cui “ascoltare e ascoltarTi”.

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