A cura di: Pubblicato il: 31 Ottobre 2025Categorie: psicoterapeuta l'aquila

La paura di iniziare è normale, ma il primo passo è già parte del percorso

Molte persone rimandano per tanto tempo, a volte mesi, altre volte anni, il primo contatto con uno psicologo. I motivi possono essere tanti: la paura del giudizio, il timore dello stigma, l’insicurezza nel pensiero di parlare di sé con uno sconosciuto. Ad esempio: “Che cosa devo dire? E se mi giudica? Funzionerà davvero?”

Quando però il dolore diventa troppo, il bisogno impellente e non riesci più a fare a meno di questo passo, questa guida può esserti utile per alleggerirti un po’, dandoti qualche coordinata.

Prima di partire, sii consapevole che è proprio da quel primo incontro che può avere inizio un percorso di cambiamento profondo. Un lavoro che può cambiare la vita.

Se vivi a L’Aquila e stai valutando di iniziare un percorso, in questo articolo potrai leggere cosa aspettarti (più o meno) dal primo colloquio con uno psicoterapeuta, come prepararti e perché non è necessario avere tutte le risposte prima di iniziare.

Cosa NON è il primo colloquio

Spesso si immagina una di quelle scene che si vedono nei film: il paziente steso sul lettino, il terapeuta che prende appunti in silenzio e alle sue spalle, una situazione che può mettere ansia.

In realtà, il primo incontro non è che un primo passo di conoscenza tra due persone, di cui una assume un ruolo di guida rispetto all’altra, in una posizione professionale.

Ecco, il primo colloquio è il primo momento di questo incontro, da affrontare quindi, proprio così: con la curiosità di capire se è quello lo spazio, il luogo e il professionista giusto, ossia a cui si sente di potercisi affidare.

Non è quindi:

  • il luogo per una diagnosi immediata
  • uno spazio di giudizio sul tuo passato
  • un tempo in cui si è obbligati a “raccontare tutto”
  • il vincolo di iniziare un percorso

È semplicemente un momento per iniziare a conoscersi, capire se c’è sintonia e se e come il terapeuta può aiutarti.

Come si svolge il primo colloquio nel mio studio a L’Aquila

Generalmente prima del primo colloquio ci si è già sentiti al telefono, quindi, in quel primo incontro di persona, una “valvola” è in qualche misura già aperta: quella della parola e dell’ascolto durante la chiamata.

Poi, nel primo incontro, di solito sono inclusi alcuni passaggi:

  • accoglienza iniziale, in cui, dopo esserci accomodati sulle poltrone, mi puoi spiegare cosa ti ha spinto a chiedere aiuto, e perché proprio in questo momento
  • esplorazione di ciò che ti fa star male e delle difficoltà attuali
  • possibilità di iniziare a raccontare chi sei
  • disponibilità da parte mia di ascoltare e rispondere a tutte le domande che vuoi: durata, costi, approccio terapeutico, ecc.
  • restituzione finale su come potrebbe strutturarsi il percorso

Il mio obiettivo è ascoltare, osservare, e pormi in una posizione di guida delicata.

Serve prepararsi prima?

Non è necessario, ma se senti che può aiutarti puoi:

  • annotare i motivi principali che ti spingono a chiedere aiuto
  • scrivere qualche domanda che ti incuriosisce o che senti importante
  • ricordarti che non sei obbligatə a dire tutto subito, ma prenditi il tempo giusto per te

Dubbi frequenti sul primo colloquio

“E se non so da dove cominciare?”
È normale e non ti preoccupare. Sarò io a guidarti se ne hai bisogno. Lo farò con domande chiare e senza pressioni.

Quanto dura?”
Circa 50 minuti.

“Quanto costa?”
Come le altre sedute. C’è un punto di riferimento iniziale riguardo la tariffa, ma viene mediato in base alle possibilità e alle necessità.

“Devo decidere subito se continuare?”
No. Ci si può prendere del tempo per riflettere.

Segnali che indicano la possibilità di una buona relazione terapeutica

Come abbiamo detto, il primo colloquio serve a capire se quel professionista è quello giusto per te.
Non è una questione di curriculum, ma di “sentire”.

E, dunque, ascoltati, chiediti:

  • mi sono sentito ascoltato, non giudicato e a mio agio?
  • ho avuto spazio per parlare liberamente?
  • il linguaggio usato mi era chiaro?
  • mi sono sentito accolto?
  • ho sentito di avere di fronte una persona che cercava di capire cosa vuol dire “essere me”?

Se anche solo una parte di te ha respirato, beh, allora è un buon segno.

Cosa succede dopo il primo colloquio

Se insieme al terapeuta deciderete di proseguire, ti potrà:

  • proporre un progetto terapeutico (composto di obiettivi del percorso, frequenza, modalità e durata degli incontri)
  • spiegarti il metodo di lavoro e le motivazioni delle sue proposte
  • rivedere periodicamente insieme a te l’andamento del percorso e come vi state muovendo insieme verso gli obiettivi

Tutto il percorso sarà costruito insieme.

E se non senti una buona connessione terapeutica? Non è un problema

Non tutti i terapeuti sono adatti a tutti i pazienti e non tutti i momenti della vita sono giusti perché l’incontro avvenga e abbia seguito.
Se dopo il primo colloquio senti che non è quello il contesto adatto, puoi:

  • comunicarlo con sincerità al terapeuta
  • chiedere un incontro di confronto in cui parlarne e ricevere eventuali indicazioni per un altro professionista
  • cercare tu stessə un altro professionista

La psicoterapia avviene all’interno di un rapporto di reciproca fiducia, altrimenti non può funzionare.

È tuo diritto quello di cercare il terapeuta più adatto a te.

Conclusione: non è necessario avere tutto chiaro per iniziare

Se senti che qualcosa dentro di te ha bisogno di attenzione, di ascolto o di sostegno, organizzare un primo colloquio con uno psicoterapeuta può essere un primo passo importante.

Non devi sapere tutto all’inizio, né avere “un problema grave”. Devi solo sentire, percepire, sapere che è il momento di avviare una richiesta. Di prenderti cura di te.

Mi trovi a L’Aquila e on line se senti e pensi che io possa essere la persona giusta con cui provare un inizio.

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L'autore: Umberto Marrone

Psicologo e Psicoterapeuta iscritto all’Ordine degli Psicologi dell’Abruzzo (Albo A n. 4123), specializzato in psicoterapia ad orientamento gruppoanalitico. Mi dedico con passione ad accompagnare le persone nel loro percorso di crescita e benessere psicologico, offrendo uno spazio sicuro dove poter esplorare e trasformare la propria sofferenza. Il mio approccio si fonda sulla centralità dell’individuo, integrata alla dimensione relazionale e sociale, grazie a una formazione specifica in Gruppoanalisi. Socio COIRAG e membro attivo del Laboratorio di Gruppoanalisi, dove ricopro funzioni di tesoreria e segreteria, continuo ad aggiornarmi costantemente attraverso supervisioni e formazione professionale. Credo nel potenziale trasformativo di ogni persona e nella possibilità, attraverso la relazione terapeutica, di ritrovare consapevolezza, autenticità e libertà interiore.